La Storia
La nostra storia
La Storia della scuola
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Settembre 1960
Anni '60
L'ITIS nasce negli anni ’60 con lo scopo di favorire lo sviluppo socio-economico del territorio e il processo di industrializzazione allora in atto nei settori che avevano spinto l'economia nazionale negli anni della ricostruzione dopo la guerra e nel successivo periodo di prosperità, e cioè quello della chimica e quello della meccanica. Non dobbiamo dimenticare che nel 1955 era nata la Lebole, industria leader nel settore tessile e dell'abbigliamento, che aveva stimolato lo sviluppo di un consistente indotto, con numerose fabbriche di piccole e medie dimensioni. La “Gori & Zucchi”, fondata nel 1926, ebbe, sempre negli anni ’60, uno sviluppo repentino, che generò la proliferazione di molte altre aziende orafe, favorita dall'esternalizzazione di alcune fasi del processo produttivo o dall’iniziativa di ex dipendenti divenuti imprenditori. Il colosso della Sacfem, già presente in città fin dal 1906, originariamente luogo di produzione legato alle carrozze ferroviarie e alle commesse belliche, divenne nel dopoguerra un colosso meccanico di produzione di macchine tessili, agricole ed edili, costituendo inoltre un centro di alte professionalità, che presentava costantemente una domanda di formazione, per costituire una manodopera sempre più qualificata. In questo contesto maturava l'esigenza di tecnici, periti altamente qualificati, per sostenere lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale in grado di innovarsi e modernizzarsi. Nell'anno scolastico 1960-1961 nasceva così l’Istituto per Chimici industriali, meglio conosciuto come il “Chimico”, sotto la direzione della dottoressa Teresa Maresca. Nel clima di ripresa economica dell'epoca la scuola rispondeva alla richiesta di un territorio in cui stavano nascendo numerose industrie legate alla lavorazione dell’oro e dell’argento. Mentre alcuni studenti erano ospitati presso l’Istituto Professionale “Margaritone”, la prima sede dell’ITIS fu in via XX Settembre in un palazzo dall’aspetto signorile disposto su due piani. Il palazzo, collocato in una zona centrale della città, si rilevò inadeguato ad accogliere la nuova scuola. I nuovi corsi necessitavano, infatti, di aule capienti e di numerosi laboratori che la struttura non era in grado di offrire. Fu subito evidente la necessità di reperire un’altra sede. È di estremo interesse una lettera, inviata il 4 ottobre 1960 dal provveditore agli studi di Arezzo Mario Pigli al sindaco e al presidente dell’Amministrazione provinciale, in cui appare netta la distinzione di competenze relative alla Scuola di Avviamento (Comune) e alla Scuola secondaria (Provincia). Nella lettera si ribadiva l’esigenza di riprendere in considerazione la possibilità di affittare i locali della ex GIL (Casa della Gioventù Italiana) situata in prossimità del bastione di Porta Buia, dato che il canone annuo era sceso a cinque milioni e mezzo. L’edificio era stato progettato dal Gruppo Toscano Architetti di Firenze, diretto dall’architetto Giovanni Michelucci.
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Settembre 1962
AS 1962-63
Nell'anno scolastico 1962-1963 si aggiunse l’indirizzo di Periti metalmeccanici e l'Istituto si spostò nella sede attuale. Le aule e gli uffici erano sistemati nel corpo di fabbrica lungo viale Piero della Francesca, mentre il laboratorio di aggiustaggio, che inizialmente si trovava nella sede staccata di via Cavour, fu poi ricavato nell’ex refettorio al piano seminterrato. Al piano terra, sulla sinistra, oltre alle aule si trovava la casa del custode Luigi Panacci, che vi si trasferì con la famiglia. Altri spazi erano ancora occupati dal Commissariato provinciale della Gioventù Italiana e la palestra, che era stata ricostruita, serviva per le lezioni di educazione fisica, ma era anche a disposizione per altre attività sportive extrascolastiche. Lo spazio dell'ex teatro inizialmente fu lasciato così come la guerra l'aveva riconsegnato, tranne il tetto che era stato ricostruito. Non fu toccato fino al 1964, quando iniziarono i lavori che lo trasformarono radicalmente. All’interno della platea, per sorreggere un nuovo solaio che divise lo spazio in due piani, furono inseriti dei pilastri in cemento armato; inoltre fu rialzato il piccolo edificio che costituiva l’ingresso al teatro. Negli spazi così ricavati furono collocati i laboratori per l’indirizzo di Chimica e per il nuovo indirizzo di Fisica industriale. Al Catasto urbano le planimetrie del 1964 furono presentate con l’intestazione della “Gioventù Italiana del Littorio”. Nello stesso anno fu costruito un edificio separato dal resto del fabbricato, situato in angolo tra le attuali via Filippo Lippi e via Dino Menci. Al piano terra e in metà del primo piano si trovavano le aule e altri laboratori di chimica; la rimanente metà del piano primo serviva come nuovo appartamento del custode, che lasciò lo spazio precedentemente occupato per la realizzazione di nuove aule. Al posto dei campi da gioco vennero costruiti due capannoni affiancati e comunicanti, uno adibito a laboratorio Macchine utensili e l’altro a Reparto Fonderia, Saldatura e Fucina‘.
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Settembre 1964
AS 1964-65
Dall’anno scolastico 1964-1965 fu aperta una sezione serale per studenti lavoratori con corsi per elettrotecnici e meccanici. Nel 1966 l’Amministrazione provinciale di Arezzo acquistò l’immobile e l’area di pertinenza dalla Gioventù italiana “da destinare a sede dell’Istituto Tecnico Industriale per Chimici e Metalmeccanici”; l’acquisto fu autorizzato dal ministro del Tesoro Emilio Colombo e dal presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro. Nel contratto di compravendita risulta che il complesso era costituito dal fabbricato principale di quattro piani, situato ad angolo tra viale Piero della Francesca e via Baldaccio d'Anghiari (l’intera vecchia casa della GIL), da un altro piccolo fabbricato di due piani di recente costruzione, ubicato dalla parte interna, e dal terreno annesso. In tutto si trattava di una superficie di 9.500 metri quadrati, inferiore a quella che il Municipio aveva a suo tempo donato per la Casa del Balilla, in quanto una parte del terreno era stato alienato in precedenza. immobile costò alla Provincia trecento milioni.
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Settembre 1967
AS 1967-68
Nell'anno scolastico 1967-1968 nacque l’indirizzo di Elettrotecnica. L’aumento degli iscritti e la mancanza di spazio costrinsero la scuola a spostare le classi del biennio nella palazzina del Pionta e la sezione Metalmeccanici in via Cittadini, nell’edificio costruito nel 1933 per l’Istituto Enologico Toscano.
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Settembre 1970
Anni '70
La storia della scuola si intreccia anche con il dibattito sociale, sindacale e culturale della città e del territorio provinciale, in quanto è stata sempre la prima a sperimentare forme nuove di didattica, dando un forte contributo a quella che doveva essere la riforma della scuola superiore. Negli anni 70, infatti, dopo le lotte studentesche e operaie, da cui scaturirono esigenze di nuove forme di partecipazione e di diritti, l'Istituto diventa sede di una maxi-sperimentazione, sulla quale si è acceso un forte dibattito che ha travalicato le aule scolastiche per coinvolgere sindacati, partiti ed enti istituzionali. Erano gli anni in cui la città di Arezzo sperimentava la chiusura del manicomio e l'ingresso degli alunni disabili nelle classi ordinarie, con l'abolizione di quelle differenziali. Il Ministero approvò le linee programmatiche di questo progetto, monitorandolo costantemente, perché doveva costituire la base della nuova scuola superiore riformata. All'ITIS si sperimentò un biennio con una forte valenza formativa e orientativa. Articolato su cinque giorni alla settimana, che, con il sabato libero, prevedeva, oltre alle ore di lezioni mattutine, un servizio di mensa, l’insegnamento di attività motoria privo della separatezza tra maschi e femmine e tre ore pomeridiane di studio guidato dai docenti, con la possibilità di scegliere materie opzionali, che spaziavano dagli approfondimenti tecnico-scientifici alla musica, al cinema, al teatro; dalle lingue classiche e moderne alla psicologia, alla pedagogia, alla sociologia. Al triennio nacquero gli indirizzi di Elettronica-Informatica, di Biologico-Sanitario e di Linguistico, con il rafforzamento dell'area generale che prevedeva Filosofia, Storia dell'Arte e la presenza di lettori di madrelingua per consolidare le competenze comunicative degli alunni. Soprattutto, si sperimentarono metodologie didattiche nuove, con la compresenza di docenti, l'implementazione di lavori interdisciplinari, di gruppo e a classi aperte.
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Settembre 2022
Dal 2000 ai giorni nostri
I successivi interventi legislativi, dando ordine alla sperimentazione che era proliferata in molte scuole italiane, in qualche misura hanno indebolito i processi di innovazione culturale e di metodo, che richiedevano una continua ricerca da parte dei docenti, un costante confronto anche con realtà scolastiche lontane e provocavano inoltre accesi dibattiti all'interno dell'istituto. Con la riforma Gelmini, infine, tutte le sperimentazioni furono ricondotte ad un’uniformità, nel contesto della tipologia, tutt’oggi vigente. Certamente nell'istituto è rimasto, comunque, uno spirito innovativo molto forte, soprattutto veicolato dai docenti, ma anche dai presidi che si sono succeduti. In particolar modo, va riconosciuto al preside Antonio De Lorenzo, che ha guidato l'Istituto per ben 18 anni (dal 01/09/1989 al 31/08/2007), il merito di aver mantenuto l'ITIS come un centro innovatore e di eccellenza. Non solo ha riunito in un unico organico i docenti della scuola, che, precedentemente divisi tra sperimentale e ordinamento, “vivevano” forti tensioni e finanche scontri nel Collegio dei Docenti (particolarmente tutte le volte che si doveva deliberare sul progetto di sperimentazione), ma ha cercato di veicolare sempre l'idea di una scuola aperta alle novità: dagli scambi ai progetti europei, dal consolidamento dei rapporti con il mondo delle imprese e delle associazioni di categoria alla sperimentazione dell'organico funzionale, tornato oggi di attualità con la Legge 107/2015. L'informatizzazione, già avviata negli anni precedenti, ha avuto nell'ultimo quinquennio un forte incremento, non solo nei processi di sburocratizzazione e snellimento delle procedure di trasparenza (vedi registro elettronico), ma anche nella didattica. Con la dotazione in tutte le classi della Lim, è possibile per docenti e studenti reperire materiale, elaborare didattiche interattive, corroborare la possibilità di memorizzare lezioni, scambiarsi contenuti, coniugare l'attività di ascolto e di lettura con la forza comunicativa di immagini e video. L’informatizzazione, infine, non rappresenta solamente uno strumento di grande innovazione, ma anche un mezzo per favorire percorsi di inclusione e personalizzazione. La nostra scuola, oggi, è attenta agli alunni con bisogni educativi speciali, che necessitano di piani individualizzati e di metodi e strategie centrate sulle loro risorse, nonché di misure dispensative e compensative per realizzare il loro diritto allo studio. Il nostro Istituto è diventato sede del CTS, ovvero del Centro di tecnologie e ausili tecnologici per il supporto all'inserimento dei disabili e, più in generale, dei BES; questo organizza corsi di formazione per docenti di tutte le scuole della Provincia, sia per quelli di sostegno, sia per quelli curricolari, ben sapendo che per realizzare il successo formativo di tutti gli alunni occorre dotare i docenti degli strumenti metodologici più innovativi e avanzati. I laboratori continuano ad essere, come in passato, l'elemento di forza dell'istruzione tecnica. E, anche se oggi non è così agevole investire economicamente per il loro ammodernamento, lo sforzo di reperire risorse, anche dai privati, è costante.
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2022